Ciao Lucio.
Sei stato l’allenatore più scarso che abbia mai
conosciuto. Se non altro perchè non hai mai avuto il coraggio di dirmi che come
calciatore non ero nemmeno degno di lucidarti le scarpe anche se nei derby di
Induno non sei mai stato capace di battermi. E’ così sei “partito”. Con tutte
le menate che mi hai fatto più volte sul camminare in montagna senza rischi mi
“parti” proprio così. In
fondo il desiderio di rivedere la tua Carolina l’hai sempre avuto. Questa è
l’unica consolazione che abbiamo nel salutarti. Ieri mattina te la sei
ritrovata ventinovenne in compagnia dei tuoi cari e di tanti amici. Chissà
quante cose vi state raccontando. Tra le tante potrai vantare quattro fratelli
che erano intorno al tuo letto in terapia intensiva quasi per ridisegnare un’ultima
volta la tavola della vostra infanzia, con l’Ermilda e il Giacomo a guardare
dall’alto in attesa di accoglierti. Sono certo che avrai già dato la
disponibilità ai titolari del luogo che ti ospita per sistemare l’impianto elettrico
e svolgere ogni altro lavoro di manutenzione. Gisella, Francesca e tutti noi
che ti abbiamo conosciuto sapremo raccontare a Ginevra e Carlotta che
spettacolo di nonno hanno avuto la fortuna di avere anche se per troppo poco
tempo.
Alla
Marghe ci penso io ma vedi ogni tanto di darci un occhio anche tu.
Ah
già, dimenticavo, hai donato le cornee...va bè ormai lì con te c’è un bel
gruppo, tra tutti cercate di darci una mano.
Arrivederci
vecchio Lucio.
Grazie
di tutto