09 giugno 2014

TANTA ROBA PRIMA DI DORMIRE

A Los Angeles, prima volta in USA, sono arrivato per lavoro o meglio, per tentare di mettere ordine al lavoro che mi è stato regalato quattro anni fa da Mario e a respirare l’aria di posti visti e sentiti da una vita ma solo in tv: Bel Air, Beverly Hills, Hollywood, Santa Monica e Chino.
Che sorpresa Chino! In una serie tv se ne parlava come di una zona poco raccomandabile. Molti anni fa qualcuno cantava “…dal letame può nascere un fiore”. Il fiore di Chino è la “Boys Republic” una Comunità salvavita di minori a un passo dal carcere. Gli ospiti della “Boys Republic” studiano, fanno sport e imparano un lavoro. Tra loro un giorno a metà degli anni ’40 c’era un ragazzino vivace di nome Steve Mc Queen in cerca di un riscatto che saprà conquistarsi prima iscrivendosi all'Actor's Studio di  New York e poi diventando l’attore conosciuto in tutto il mondo per le sue qualità artistiche e la vita spericolata fermata da un tumore a soli cinquant’anni. Fama e successo non avevano cancellato dal cuore di Steve il suo punto di ripartenza: la Boys Repubblic. Fino a quando la vita glielo ha permesso Mc Queen ha sostenuto la Comunità contagiando parenti e amici. Una catena che alla sua scomparsa non si è spezzata per merito del suo secondogenito Chad, anche lui attore e appassionato di motori come il padre, vittima di un gravissimo incidente nella 24 ore di Daytona del 2006 che gli procurato gravi lesioni vertebrali.
La serata organizzata come ogni anno da Chad per raccogliere fondi è stata introdotta da Jason, un ex ragazzo della Comunità oggi diventato Maestro. Con gli occhi lucidi e la voce rotta dalla commozione Jason ha raccontato la sua storia. “Vivevo per strada dopo esser stato cacciato di casa ancora bambino da mio padre alcolizzato. All’ ennesima stupidaggine ho avuto la fortuna di essere assegnato alla Boys Republic “.
Superato l’esame che gli apriva il cancello della Comunità per continuare gli studi all’Università Jason stava rientrando in camera sua accompagnato da un altro ospite.
“Arrivati davanti alla sua porta il mio amico ha trovato una scatola con un regalo e una lettera dei suoi genitori che gli scrivevano il bene che gli volevano e la voglia si rivederlo a casa da studente universitario. Nei suoi occhi c’erano lacrime di gioia. In me, proseguendo da solo verso la mia camera, provai grande tristezza perché non avevo nessuno che potesse darmi in quel momento la stessa felicità. Ma dopo pochi passi rimasi bloccato: anche davanti alla mia porta c’era una scatola. Mi avvicinai piano e l’aprii. Dentro c’era un regalo per me e una lettera della Comunità che insieme ai complimenti per la promozione mi scriveva di tornare come e quando avessi voluto. Quella sera presi coscienza di aver trovato anch’io una casa e una famiglia. Oggi vivo qui insegnando quanto mi hanno insegnato. Grazie per la vostra presenza e l’amicizia che ci donate. Una presenza che ai ragazzi della “Boys Republic” stasera impegnati a cucinare e servire ai tavoli sarà utile per capire una volta di più che sempre e comunque c’è una casa e una famiglia che li aspetta”.
Un incontro che da solo poteva valere il viaggio. E invece no.

Nella “University of Southern California” dove si è laureato chi mi ha ospitato (Devin ci tiene a dire “non dove ho studiato ma dove mi sono laureato”), erano in programma i giochi estivi di Special Olympics del Sud California.
Tra i tanti, il sorriso di Lucy e l’abbraccio con la sua mamma mai viste prima. Emozioni alle quali non serve aggiungere parole e per fortuna, visto che il mio unico neurone mi permette di parlare e male solo l’italiota. E infine quella frase detta al microfono da un ragazzo Special nel momento in cui la Polizia di Los Angeles ha donato all’organizzazione fondata da Eunice Kennedy un assegno con una cifra a sei zeri.
Detta da un disabile intellettivo arriva dritta nello stomaco. In italiano suona più o meno così:
“Non sprecare energie per star stretto dentro quando sei nato per restare fuori”.
Ancora una volta la meta di un viaggio è stata infinitamente inferiore alle persone che ho incontrato.
"Profondi e scuri sono i boschi e belli,
ma ho promesse da mantenere
e miglia da percorrere, prima di dormire,
e miglia da percorrere, prima di dormire”
Robert Frost (1874-1963)