A Los Angeles, prima volta in USA, sono arrivato per lavoro
o meglio, per tentare di mettere ordine al lavoro che mi è stato regalato quattro anni fa
da Mario e a respirare
l’aria di posti visti e sentiti da una vita ma solo in tv: Bel Air, Beverly
Hills, Hollywood, Santa Monica e Chino.
Che sorpresa Chino! In una serie tv se ne parlava come di
una zona poco raccomandabile. Molti anni fa qualcuno cantava “…dal letame può
nascere un fiore”. Il fiore di Chino è la “Boys Republic” una Comunità
salvavita di minori a un passo dal carcere. Gli ospiti della “Boys Republic”
studiano, fanno sport e imparano un lavoro. Tra loro un giorno a metà degli
anni ’40 c’era un ragazzino vivace di nome Steve Mc Queen in cerca di un
riscatto che saprà conquistarsi prima iscrivendosi all'Actor's Studio di New York e poi diventando l’attore conosciuto
in tutto il mondo per le sue qualità artistiche e la vita spericolata fermata
da un tumore a soli cinquant’anni. Fama e successo non avevano cancellato dal
cuore di Steve il suo punto di ripartenza: la Boys Repubblic. Fino a quando la
vita glielo ha permesso Mc Queen ha sostenuto la Comunità contagiando parenti e
amici. Una catena che alla sua scomparsa non si è spezzata per merito del suo
secondogenito Chad, anche lui attore e appassionato di motori come il padre,
vittima di un gravissimo incidente nella 24 ore di Daytona del 2006 che gli
procurato gravi lesioni vertebrali.
La serata organizzata come ogni anno da Chad per raccogliere
fondi è stata introdotta da Jason, un ex ragazzo della Comunità oggi diventato
Maestro. Con gli occhi lucidi e la voce rotta dalla commozione Jason ha
raccontato la sua storia. “Vivevo per strada dopo esser stato cacciato di casa
ancora bambino da mio padre alcolizzato. All’ ennesima stupidaggine ho avuto la
fortuna di essere assegnato alla Boys Republic “.
Superato l’esame che gli apriva il cancello della Comunità
per continuare gli studi all’Università Jason stava rientrando in camera sua
accompagnato da un altro ospite.
“Arrivati davanti alla sua porta il mio amico ha trovato una
scatola con un regalo e una lettera dei suoi genitori che gli scrivevano il
bene che gli volevano e la voglia si rivederlo a casa da studente
universitario. Nei suoi occhi c’erano lacrime di gioia. In me, proseguendo da
solo verso la mia camera, provai grande tristezza perché non avevo nessuno che
potesse darmi in quel momento la stessa felicità. Ma dopo pochi passi rimasi
bloccato: anche davanti alla mia porta c’era una scatola. Mi avvicinai piano e
l’aprii. Dentro c’era un regalo per me e una lettera della Comunità che insieme
ai complimenti per la promozione mi scriveva di tornare come e quando avessi
voluto. Quella sera presi coscienza di aver trovato anch’io una casa e una
famiglia. Oggi vivo qui insegnando quanto mi hanno insegnato. Grazie per la
vostra presenza e l’amicizia che ci donate. Una presenza che ai ragazzi della
“Boys Republic” stasera impegnati a cucinare e servire ai tavoli sarà utile per
capire una volta di più che sempre e comunque c’è una casa e una famiglia che
li aspetta”.
Un incontro che da solo poteva valere il viaggio. E invece
no.
Nella “University of Southern California” dove si è laureato
chi mi ha ospitato (Devin ci tiene a dire “non dove ho studiato ma dove mi sono
laureato”), erano in programma i giochi estivi di Special Olympics del Sud California.
Tra i tanti, il sorriso di Lucy e l’abbraccio con la sua
mamma mai viste prima. Emozioni alle quali non serve aggiungere parole e per
fortuna, visto che il mio unico neurone mi permette di parlare e male solo
l’italiota. E infine quella frase detta al microfono da un ragazzo Special nel
momento in cui la Polizia di Los Angeles ha donato all’organizzazione fondata
da Eunice Kennedy un assegno con una cifra a sei zeri.
Detta da un disabile intellettivo arriva dritta nello
stomaco. In italiano suona più o meno così:
“Non sprecare energie per star stretto dentro quando sei
nato per restare fuori”.
Ancora una volta la meta di un viaggio è stata infinitamente
inferiore alle persone che ho incontrato.
"Profondi e scuri sono i boschi e belli,
ma ho promesse da mantenere
e miglia da percorrere, prima di dormire,
e miglia da percorrere, prima di dormire”.
Robert Frost (1874-1963)
Robert Frost (1874-1963)