24 marzo 2014

...CHI DOVEVA ACCOMPAGNARE CHI

La cosa più bella della tre giorni trascorsa a Bormio con i 124 protagonisti del “Progetto Cambio di Passo “ 2014 è stata non capire chi doveva accompagnare chi. Chi doveva aiutare a rialzarsi chi. Chi doveva ringraziare chi. Un continuo, spontaneo e concreto scambio di ruoli e informazioni che ha contagiato chi c’era per la prima volta allo stesso modo degli esperti uomini Freerider fino agli operatori della Polizia di Stato, quest’ultimi preoccupati dal numero di persone da mettere in sicurezza e al tempo stesso ammirati davanti a tanta ricchezza di valori e umanità. 
124 persone di 26 realtà sociali e sportive di 7 diverse Regioni che hanno parlato la stessa lingua. In condizioni e ruoli diversi ma ugualmente uniti e determinati alla conquista di accessibilità e autonomia. Nessuna richiesta di “rispetto dei diritti dei disabili” perché consapevoli dei propri diritti e doveri in quanto persone. Dietro ad un evento come la tappa di Bormio dello Ski Tour Freerider Sport Events e ancor più ad un progetto come “Cambio di Passo” 2014 promosso e finanziato dall’ASL di Varese, prima delle Istituzioni, degli Enti, delle aziende e delle Associazioni c’è l’impegno e la volontà delle persone. 
Nessuno degli uomini Freerider è un professionista eppure il loro servizio alla persona è professionale. I dimostratori seduti della Freerider non sono professionisti, non hanno incarichi, stipendi, porta carrozzine e gettoni di presenza. Spesso nemmeno rimborsi spese. A nominarli Maestri sono le oltre 1000 persone con disabilità che anche grazie a loro stanno sciando in autonomia dal Trentino alla Sicilia dopo averli conosciuti magari solo una volta in una delle tappe dello Ski Tour realizzate dalla Freerider negli ultimi 12 anni. Associazioni come la Freerider ce ne sono molte altre, ugualmente degne, ugualmente valide e ugualmente funzionali all’insegnamento dello sci da seduti e non solo. 
Più ce ne sono e ce ne saranno e più sarà facile per una persona con disabilità scegliere come, quando e con chi divertirsi sulla neve in autonomia e in strutture accessibili. Il non capire “chi doveva accompagnare chi” di Bormio ci sprona, nessuno escluso, a non smettere di sognare.
Un sogno è quello di vedere ogni stazione sciistica dotata di strutture e impianti accessibili in cui ogni persona con disabilità riesca a trovare lo scenario ideale - ausili, attrezzatura e operatori specifici - per imparare a sciare. Ma prima di arrivare in montagna o in ogni altro luogo, ogni persona con disabilità già in ospedale deve ricevere informazioni e indicazioni utili per avvicinarsi allo sci come ad ogni altra disciplina sportiva. Gran parte della risposta ad eventi come quello realizzato a Bormio e all’intero ski tour è frutto del passa parola tra le persone  e dell’impegno informativo e formativo svolto dagli uomini Freerider in collaborazione con gli operatori della Polizia di Stato nei Centri di Unità Spinale. 
Incontri svolti con testimonianze dirette che si concludono con inviti ad esserci per toccare con mano ciò che si sono sentiti raccontare. Per non rassegnarsi al ruolo di spettatore provando senza barriere ad essere protagonista.  A Bormio c’erano anche due docenti con 5 studenti di due diversi Istituti varesini. Non “la Scuola” ma persone che lavorano e studiano nella Scuola dove spesso l’informazione sulle discipline sportive delle persone con disabilità viene sbrigata proiettando un film o riempiendo un pullman per una gita che dura lo spazio di una mattino rigorosamente in orario scolastico. Intercettato il Dirigente Scolastico nel posto giusto al momento giusto il bruco sotto forma di film o in pullman diventa facilmente una splendida farfalla che porta in volo curiosità e interesse per toccare con mano un evento di promozione in modo da poterlo raccontarlo e “passare” in prima persona ai compagni di scuola in uscita dal cinema o fermi al capolinea in attesa della prossima corsa.   
Iniziative ed eventi dove oltre ad essere sullo stesso piano per guardarsi negli occhi chi parla e chi ascolta è naturalmente disponibile ad invertire il proprio ruolo con l’unico obiettivo di vivere e condividere momenti come quelli vissuti e condivisi dai 124 del “Cambio di Passo” di Bormio 2014 dove non si è capito chi doveva accompagnare chi.