10 settembre 2013

UN BOF ECCLESIASTICO


Da Roma a Daverio questo è l’anno dei Francesco. Ecco perché il mio amico Caio (Francesco) ha messo su famiglia con Francesca. Un matrimonio complicato perché intarsiato con un battesimo. Stavolta non una Francesca o un Francesco ma la loro secondogenita Caterina. Beatrice, la maggiore, era già “a posto”. Ma nella Chiesa, oltre alla celebrazione del “doblete”, matrimonio e battesimo, è successo altro. Ebbene si: ho letto la mia prima prima lettura della Messa! Ma non una prima lettura qualsiasi. A detta dei lettori “professionisti” una delle più belle letture, forse la più bella: “Il Cantico dei Cantici”.Me l’ha chiesto il Caio con largo anticipo. Nella notte!
 Svegliata la Marghe per l’annuncio la convinco ad accompagnarmi per fare in modo, visto che a Messa vado solo in Burundi, che nel momento a me sconosciuto della salita al pulpito l’intera assemblea non resti nel silenzio e nella paralisi assoluta. Detto fatto sono qui. Sulla porta della Chiesa di Daverio 5’ prima della sposa. Brevissimo corso di formazione chiesto e ottenuto dall’Ornella, una sbirciata al testo del Cantico e via che si va passando dal via che nello specifico è il benestare del sacerdote sotto forma di benedizione a richiesta: ”Benedicimi Padre”.
La lettura e la padronanza della voce fila via in crescendo. Al “rendiamo grazia a Dio” scendo dal pulpito sbirciando la platea in zona Marghe quel tanto che basta per leggere largo consenso sui visi, nell’ordine: della Marghe, dell’Ornella e di sua “sorella” Carla, della signora Caretti e di sua figlia Chiara riviste entrambe dopo 45 anni. Più a sinistra anche un accenno di applauso nelle mani di Paola, Alessandra e Giorgia, le tre perle di casa Cimberio. Promosso! Circola voce che anche le Parrocchie limitrofe siano intenzionate ad ingaggiarmi per un breve tour, il Valbossa Tour  Cantico dei Cantici 2014!
 
Poi l’applauso seguito allo scambio degli anelli non senza la commozione dei due protagonisti assoluti che la Ministra Kienge vorrebbe chiamare “genitore 1 e genitore 2”. 
E poi il lancio del riso agli sposi in uscita dalla Chiesa come si esce dallo spogliatoio per cominciare la partita della vita. Si usa. Ma stavolta una piccola titubanza c’è perché il concelebrante Don Giovanni è uno degli angeli di Mutoy, l’Ornella pure. Qui c’è anche Francesco, il suo papà Peppino, la sua mamma Marilena e il Cimberio capofamiglia detto “il bello” con i quali  (manca solo Stefano) da  Mutoyi e quindi dal Burundi sono appena tornato. In quel Paese il riso non si butta per terra. Semmai da terra lo si raccoglie. Al massimo, quando ce n’è in abbondanza, se ne da un kg a testa ai donatori di sangue più fedeli. Pensieri che svaniscono in fretta perché sono a Daverio, in un giorno di festa, e se sono nato e cresciuto in questa parte del mondo non posso farmene un problema proprio oggi sulla scalinata di una Chiesa, in posa per la foto di gruppo. Una scena che non mi è nuova. Sta foto da qualche parte l’ho già vista. L’Ornella ritira i fiori dai banchi della Chiesa per portarli nella “sua” Chiesetta di Dobbiate. Avanza un vaso. Lo prendo e lo porto al cimitero al di là della strada, sulla tomba dei miei nonni materni Carlotta e Stefano. Prima però c’è la foto sulla scalinata. Io sta scena l’ho già vista in bianco e nero. Uno scatto rivolto alla stessa scalinata, il 1° maggio 1960. Sportivamente parlando pochi mesi dopo a Roma, Cassius Clay e Nino Benvenuti sarebbero entrati nella storia delle Olimpiadi e qualche settimana più tardi si sarebbero svolte le prime Paralimpiadi.  
Il 7 settembre 2013 Caterina e Beatrice erano in Chiesa e nella foto di gruppo del matrimonio di mamma e papà che.. “prima han fai e dopu han pensaa”. 
Il 1° maggio 1960 nella Chiesa di Daverio si sono sposati il mio papà e la mia mamma ma io non c’ero perché allora…”prima se pensava e dopu se faseva”.

In qualità di neo fine dicitore del Cantico dei Cantici,

Francesco, Francesca…
”le grandi acque non possono spegnere l’amore né i fiumi travolgerlo”.