Ohhh Lucio. Fino a ieri mi spaccavo la testa pensando a dove
sei caduto, come sei caduto e come sei arrivato all’ospedale solo quattro ore
dopo. Da oggi di rotto ho solo le gambe, soprattutto le ginocchia. Luca ci ha
portati, con Renato, la Marghe e il Vanni sul posto dove ti hanno recuperato.
Arrivati a Cusio gli abbiamo chiesto quanto c’era da camminare. “Dall’Avaro una
mezz’oretta” è stata la sua risposta. “Ah solo mezz’ora”’ fa il Rena, “non si
può partire da più lontano?” ha aggiunto. Non l’avesse mai detto. Siamo partiti
da un tornante della strada che sale all’Avaro. Pronti via abbiamo iniziato a camminare
su un muro! Salendo mi son ricordato di essere già passato di li, con te, un
bel 25 anni fa durante l’annuale corsa podistica “Cusio-Avaro”. Raggiunta con
sollievo la piana ci siamo poi avvicinati al bosco. E da lì il calvario. Per
evitare un capanno di caccia provvisto di cacciatore armato (nostro sponsor al
torneo di Cusio quando avevo ancora i capelli), Luca ci ha guidato in una
precauzionale deviazione che però gli ha fatto perdere la bussola. Il punto di
riferimento era un nastro giallo lasciato dal soccorso alpino. Luca sembrava un
cane da caccia. Su è giù per il vallone ripidissimo e tutt’altro che ospitale.
Il Rena non è stato da meno. La Marghe e il Vanni più osservatori che
camminatori, io ko! Più passavano i minuti e più sentivo nitidi i tuoi ultimi
pensieri di quella maledetta domenica 19 agosto “ma che cacchio ci faccio in sto’
posto?”. Nel silenzio della natura, come sulla caravella di Colombo quando
erano tutti pronti a buttare a mare lo scopritore delle Americhe qualcuno urlò
“Terra!”, il Rena ci ha ridato
entusiasmo e speranza: “Eccolo!”. Trovato il nastro giallo, poco più sotto ci
siamo raccolti intorno al tuo ultimo appoggio, segnato dagli alberi segati per
permettere al verricello dell’elisoccorso di recuperarti.
Appoggiati a un sasso c’erano ancora i resti dei razzi di segnalazione sparati in aria dagli uomini della protezione civile per orientare l’elicottero già in volo dal mattino. Il Rena ha piantato un tubo di ferro sotto un larice e ci ha infilato dei fiori. Il ritorno verso l’Avaro è stato più breve. La discesa verso la macchina quasi piacevole tra funghetti colorati, pensieri a voce alta e risate, dando per scontato che tu fossi con noi. Visto il posto, se con te ci fossi stato io saremmo su tutti e due ancora adesso. Pulita la mente dai cattivi pensieri, è stato bello rivedere il Mario e sua moglie Pina (con il quale abbiamo rispolverato tanti miei siparietti con la Pina mamma della tua Gisella, e la nonna Palmina) capaci nel poco tempo che abbiam passato insieme, prima e soprattutto dopo la camminata, di trasmetterci tutto il bene che ti vogliono. Nel momento dei saluti gli occhi erano lucidi. Certamente anche i tuoi. Il Rena è certo che saprebbe tornare sul posto senza guida. Tornare si torna ma una telefonatina al Luca io la farei comunque... Un abbraccio.
Appoggiati a un sasso c’erano ancora i resti dei razzi di segnalazione sparati in aria dagli uomini della protezione civile per orientare l’elicottero già in volo dal mattino. Il Rena ha piantato un tubo di ferro sotto un larice e ci ha infilato dei fiori. Il ritorno verso l’Avaro è stato più breve. La discesa verso la macchina quasi piacevole tra funghetti colorati, pensieri a voce alta e risate, dando per scontato che tu fossi con noi. Visto il posto, se con te ci fossi stato io saremmo su tutti e due ancora adesso. Pulita la mente dai cattivi pensieri, è stato bello rivedere il Mario e sua moglie Pina (con il quale abbiamo rispolverato tanti miei siparietti con la Pina mamma della tua Gisella, e la nonna Palmina) capaci nel poco tempo che abbiam passato insieme, prima e soprattutto dopo la camminata, di trasmetterci tutto il bene che ti vogliono. Nel momento dei saluti gli occhi erano lucidi. Certamente anche i tuoi. Il Rena è certo che saprebbe tornare sul posto senza guida. Tornare si torna ma una telefonatina al Luca io la farei comunque... Un abbraccio.