19 settembre 2014

GRAZIE SANDRA

Ciao Sandra, 
come avrai senz’altro visto sono tornato a Levanzo. Mi avevi portato tu la prima volta nel ’77 con Marinella, Carlo, Riccardo ed Elena. Questa volta ero con la Marghe. Ho rivisto Vincenzo, Pina e Franco cambiati un bel po’. Ho rivisto il borgo e il mare cambiati un bel niente. Quest’anno come allora si diventa subito uno del posto. Ci si saluta tutti e rispondendoti i più anziani abbozzano un inchino sussurrando “a vossia”…
Ogni mattina sul nostro balconcino avevamo a sinistra i colori pastello dell’alba. 
Ogni sera a destra il rosso fuoco del tramonto. 
Al centro e intorno il resto del giorno dominava il blù del mare e del cielo con tutte le sue sfumature. 
Rispetto a 37 anni fa ho visto molto di più. Ho scoperto che tagliando in due l’isola ovviamente a piedi si arriva al faro. 
E camminando tra sentieri più o meno segnati è possibile percorrere un unico anello che dal borgo tocca i faraglioni e la grotta del genovese. Con te e gli altri, in quei due anni di fila l’agosto era un forno. Unico nostro tragitto da casa di “zia Antonietta” e “zio Giovanni” verso “il buco” o dalla parte opposta a “Cala Minnola”. 
Dalla mattina, non prestissimo, al tramonto, alternando il soffriggere al sole al tuffo in acqua. 
A proposito degli “zii” che tu avevi già conosciuto anni prima, Il mio ricordo da ragazzino era di due persone anziane. Antonietta con la schiena rotta dal lavoro per crescere in 13 figli e Giovanni con la pelle cotta dal sole che lo cuoceva nella sua lunga giornata di contadino e pescatore. Visitandoli al cimitero li ho rivisti in foto come me li ricordavo ma le rispettive date di nascita…
Quando mi hanno aperto la porta della loro casa ribattezzandomi da subito “boffo” avevano rispettivamente 58  e 61 anni. 
Mica tanti di più dei miei quasi 53 anni di oggi. Fossi tornato solo qualche anno fa avrei potuto rivederli e salutarli. Pazienza, dove sei tu li avrai già rivisti e li avrai aiutati ad ambientarsi visto che a causa dell’accidente che hai avuto li hai abbondantemente anticipati quando avevi la mia età di di quest’anno. 
Oltre al mare e al saluto della Levanzo di quegli anni uguale è rimasto il rispetto e la discrezione. Oggi come allora a Levanzo si dorme a porte e finestre aperte, stile “Montalbano sono!”. Una notte, nell’unico vialetto ciottolato del borgo alcuni ragazzini hanno fatto un pò di casino fino a tardi. Al mattino, anche per le lamentele di alcuni turisti, i vecchi hanno messo in un angolo i “disturbatori”, addirittura con un paio di sassate. “Siete di Levanzo e qui c’è gente che di giorno lavora o arriva da noi per riposare. Dovete avere rispetto.”
La pronuncia della parola “rispetto” aveva una “r” corposa accompagnata da uno sguardo affilato. Naturalmente nessuno ha osato ribattere e la sera stessa sul vialetto del porticciolo di Levanzo l’unico rumore era quello dello venticello di scirocco.
Se ho potuto tornarci con la Marghe è perché questo angolo di Paradiso me l’hai fatto conoscere tu. 
Nei nostri 10 giorni di vacanza sono apparsi due splendidi vicini casa: Luigi e Claudia. Due persone troppo belle!
Dai, di la verità: li avete mandati voi. Si perché sono certo che hai seguito il nostro viaggio avvisando zia Antonietta e zio Giovanni. Insieme a voi anche la Mariangela che in quella primavera del ’77 arrivò a casa dal negozio e mi disse: “stasera viene la Sandra. Mi ha chiesto se può portarti e tu vuoi andare in vacanza con lei in Sicilia”. 
Pensai: in vacanza, per la prima volta da solo, in aereo, in Sicilia…che spettacolo!
Uno spettacolo indimenticabile come quello dell’estate successiva.  
Indimenticabile come te.
Grazie Sandra. Buon riposo.